«Siate costruttori di pace, aiutate a umanizzare il mondo digitale»

Una rappresentanza di studentesse e studenti del nostro Istituto, accompagnati dalla professoressa Tiziana Nicastro.

A. M.

Personale tecnico

Il Papa agli studenti nel Giubileo del mondo educativo. L’invito del Ministro Valditara a valorizzare i talenti di ogni giovane.

 

L’aula Paolo VI, gremita e vibrante come un cuore che batte all’unisono, ha accolto, nella mattinata di giovedì 30 ottobre, migliaia di studenti provenienti da tutta Italia e dal mondo. 8.500 giovani, docenti e dirigenti scolastici riuniti per il Giubileo del mondo educativo, nel segno della speranza e della rinascita.

Tra loro, anche una rappresentanza di studentesse e studenti dell’Istituto Savoia Benincasa di Ancona, accompagnati dalla professoressa Tiziana Nicastro.

Sul palco con Papa Leone XIV, era presente il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha rivolto ai giovani parole di fiducia e di responsabilità.

Nel suo intervento, il Ministro ha ricordato che “l’intelligenza non è unica, perché tante sono le intelligenze”, sottolineando come ogni studente porti dentro di sé un talento, una luce che la scuola deve scoprire e far brillare. “Ogni ragazzo – ha detto – ha diritto al rispetto, a coltivare sogni e speranze, e a costruire un futuro degno. La scuola deve essere costituzionale, cioè centrata sulla persona, e farsi custode dell’unicità di ciascuno”.

Parole che si sono intrecciate con quelle del Papa, in un dialogo ideale tra fede e cultura, tra cielo e terra.

“Volate alto!” – ha esortato il Pontefice citando San Pier Giorgio Frassati – “Non accontentatevi, siete fatti per cose grandi. Non vivacchiate, ma vivete!”. Poi, un invito deciso: “Siate operatori di pace. Disarmate i cuori, riconoscete la dignità di ogni ragazzo e ragazza. Non guardate le stelle cadenti, ma fissate lo sguardo su Cristo”.

Le parole del Papa hanno acceso emozioni e pensieri nei ragazzi del Savoia Benincasa.

“Mi ha colpito quando ha detto di non lasciare che sia l’algoritmo a scrivere la nostra storia”, racconta Rebecca. “A volte passiamo troppo tempo sui telefoni e dimentichiamo le cose che contano davvero. Mi ha colpito quando ha detto di non lasciare che sia l’algoritmo a scrivere la nostra storia perché spesso passiamo troppo tempo sui telefoni e dimentichiamo quello che conta davvero. Quando ha parlato delle stelle e ha detto che anche i genitori possono esserlo per noi, mi sono emozionata. È bello pensare che anche loro ci guidano nel buio. Mi ha fatto riflettere su come ognuno di noi possa essere una “stella” che illumina gli altri.”.

“Durante il discorso – aggiunge Margherita – ho capito che il Papa non parlava solo del cielo ma di qualcosa di più importante per noi studenti. Le stelle infatti sono simbolo di speranza e di sogni grandi, e ciò ci ha ricordato che ognuno di noi può brillare anche nelle situazioni difficili, basta avere coraggio e non arrendersi mai. Mi è piaciuto come abbia usato un’immagine semplice ma d’impatto per farci capire che anche noi possiamo diventare importanti se ci mettiamo impegno e crediamo in noi stessi, soprattutto perché ognuno di noi è unico”.

“Per me – racconta Federico – questo Giubileo è stato un segno di speranza. Era da quando Papa Francesco aveva annunciato l’inizio del Giubileo dei giovani che volevo partecipare, ma per motivi lavorativi non mi è stata permessa la partenza quest’estate. All’inizio di ottobre il mio prof. mi ha chiesto se avessi voluto partecipare al Giubileo rappresentando la scuola il 30 ottobre. Per me è stato un onore e proprio durante l’incontro in sala Nervi, ho capito che per noi, nuove generazioni la speranza non è morta. Il Papa ci ha detto che dobbiamo essere una generazione plus, capace di cambiare il mondo. Quando ha ricordato Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, ho pensato a quanto la fede possa essere viva anche oggi. Da quando mi sono riavvicinato a Dio, spesso guardo il cielo cercando un senso. Non sempre trovo risposte, ma so che arriveranno”.

Le parole del Pontefice e quelle del Ministro si sono incontrate, come due vie che portano alla stessa meta: un’educazione che forma cuori e intelligenze, che accende i talenti e costruisce pace.

Nell’aula Paolo VI, tra applausi e silenzi che sapevano di preghiera, si è compreso che l’educazione è molto più di un percorso di studio: è un atto di fiducia nel futuro, una semina di luce nelle mani dei giovani.

Papa Leone ha parlato di “una nuova stagione educativa”. Forse è cominciata proprio oggi, negli occhi di chi ha avuto il coraggio di alzarsi, guardare il cielo e credere che la pace e la bellezza passano sempre dal cuore di chi impara ad amare. 

E poi… “la firma” sulla nostra presenza, per rendere ancora più memorabile una giornata già in sé speciale: il dono al Papa della felpa bianca del Savoia Benincasa.

Un piccolo gesto, semplice ma colmo di significato, che ha voluto dire gratitudine per l’attenzione, per lo sprone, per le parole e per i gesti.

Come un abbraccio simbolico di una scuola che crede ancora nei sogni, nella pace, e nel futuro luminoso dei suoi ragazzi. (p.s.)

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